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Io,"scrittore", non ho ancora capito cosa sia uno "scrittore"

Al giorno d'oggi, se scrivi devi essere social. Quindi mi sono messo a vivere facebook con meno pigrizia del solito e questo mi sta mettendo sempre più in contatto con tante persone, pur non conoscendole personalmente.

Con il passare del tempo ho notato che la prima domanda che mi viene fatta più spesso è: <<Ma quindi sei uno scrittore?>>

A volte rispondo <<Sì>> (convinto); altre volte rispondo <<Non saprei>>; altre volte rispondo <<Magari>>; altre volte rispondo <<Pare di sì>>.

Perchè?

Scrittore. Scrittrice.

Oggi è una parola facilissima da dire; forse lo è sempre stata.

Ma che cosa vuol dire Scrittore? E soprattutto: cosa vuol dire Esserlo?


Il dizionario Treccani lo definisce così, lo scrittore:

a. Chi si dedica all’attività letteraria; chi compone e scrive opere con intento artistico.

b. non com. Autore di un particolare scritto.


Un po' poco, troppo poco. Si dice tutto e niente.

Chi puo' dire quindi di essere scrittore? Ci si puo' autodefinire scrittore?

Per "opera" cosa si intende? Poesia? Romanzi? Articoli? Sceneggiature?

Per chi scrive romanzi, forse, al posto di scrittore (che è una parola che raccoglie tutti quelli che scrivono qualche cosa e li mette in un pentolone) sarebbe meglio dire "romanziere"

Detto questo, oggi, con il fenomeno dell'autopubblicazione, tutti siamo potenziali scrittori/romanzieri. Decine di migliaia di persone scrivono una qualche cosa e possono con una registrazione e pochi clic pubblicare il proprio scritto e metterlo in vendita. E' così facile essere scrittori/romanzieri? Basta scrivere, non c'è una casa editrice che ti giudica. Basta scrivere qualche cosa... e sei pubblicato. E poi, se sai venderti, puoi toglierti anche delle soddisfazioni. Perchè un romanzo poi, in realtà, quando è ultimato, diventa merce facilmente vendibile a chi non presta particolare attenzione alla qualità. Viviamo in un'epoca in cui i centri commerciali vengono presi d'assalto quando è tutto fuori a 1 euro, figuriamoci se quella massa presta attenzione alla qualità di un romanzo. Oggi tutto è pubblicità e sapersi vendere. Tutto. Dalla politica ai romanzi, dai piani telefonici a quello che mangiamo. E questo non mi è mai piaciuto.


Qualche anno fa scrissi il mio primo libro, che era un insieme di racconti. Decisi di autopubblicarmi.

Lo feci perchè era facile e veloce. Feci leggere i miei racconti a diverse persone, ricevetti complimenti, proposte di pubblicazione da una casa editrice (anche se poi non se ne fece nulla).

Pero' non mi sentivo scrittore, non lo ero.

Ero come insoddisfatto.

Per me l'autopubblicazione era come giocare a calcio in oratorio e andare a dire in giro alle ragazze di essere un calciatore. Non era proprio così.

Per me essere scrittore voleva dire scrivere qualcosa ed essere selezionato tra tanti, da una casa editrice non a pagamento. Almeno quello: fare un provino da calciatore e superarlo.

Cambiai perciò obiettivo e lo raggiunsi con due romanzi: prima con Esperanza, poi con Crysi.

Eppure, ancora oggi, ho dei dubbi.

Sono uno scrittore?

O lo scrittore, quello vero, è colui che puo' permettersi di campare scrivendo romanzi? Il "professionista"?

Un calciatore , d'altra parte, se gioca a buoni livelli, viene pagato; altrimenti resta un "amatore", seppur bravo.

Nonostante tutto, vedo che in rete è pieno zeppo di "scrittori" e la parola "scrittore" è facile a dirsi. Andrà di moda, forse piace, fa anche un pò figo dirlo: io sono scrittore/scrittrice. Forse sono io quello troppo esigente e "ambizioso", che non si accontenta mai.

Perciò mi rilasso e me lo godo anche io: sono scrittore.

O forse no.

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